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domenica 19 giugno 2022
Intervista televisiva su "Europa e Balcani occidentali" di RENZO PEGORARO
domenica 10 gennaio 2021
La cultura è un bene universale, senza confini
La scelta del Consiglio dell’E.U. vuole rimarcare, attraverso gli aspetti della cultura, la capacità di superare divisioni ataviche e tragiche che hanno ferito profondamente ignare popolazioni, già abituate a convivere, per ragioni di geopolitica e di spartizione di potere tra le Nazioni. Del resto la nostra Costituzione, all’art. 9, assegna particolare rilevanza alla cultura: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”Per il cittadino, la cultura assume il significato di crescita personale, da acquisire attraverso lo studio e il desiderio di ampliare le proprie conoscenze e competenze con una forte disponibilità al cambiamento. Nella collettività, invece, essa rappresenta l’elemento fondamentale del progresso, conquistato mediante un percorso di arricchimento e coesione della società, volto alla tutela della “cosa pubblica” e all’accrescimento del benessere comune. Nel mondo globalizzato in cui viviamo, la cultura scaturisce dalla conoscenza di molteplici discipline che coinvolgono non solo generazioni tra loro molto lontane, ma anche ambienti naturali ed epoche storiche differenti. La cultura è la ricchezza accumulata nel corso dei secoli, è la coscienza critica che guida a scelte giuste e responsabili, anche mediante l’ esperienze dei nostri avi. Essa conferisce la possibilità di non ripetere gli errori del passato e di poter guardare al futuro con più sicurezza e lungimiranza. Purtroppo nel nostro tempo non si è ancora compreso che essa, poiché rappresenta uno dei valori fondamentali della società, deve essere adeguatamente incentivata e sviluppata.
La cultura in senso lato è percepita ancora come un fenomeno fortemente elitario, riservato a pochi fortunati, che dispongono di mezzi finanziari e volontà per frequentare costosi corsi di studio, musei, teatri, circoli, ecc..In tale quadro assume rilevanza l’iniziativa europea, tesa a richiamare l’attenzione mondiale sulle caratteristiche peculiari di alcune città, per risvegliare l’interesse verso i beni culturali quale patrimonio comune e consentire una valutazione critica degli avvenimenti storici ad esso collegati, affinchè le generazioni che verranno possano apprendere nella giusta luce i fatti e trarne utili riflessioni e guida per il futuro. Nel mondo molti territori e città rimangono ancora divise, a causa dei conflitti e dei relativi trattati di pace (vds. ad esempio Gerusalemme, Mostar, Nicosia, ecc..), ove hanno sempre prevalso le ragioni dei vincitori, tese a confermare equilibri geopolitici e di potere. La scelta dell’Europa ha premiato un comune programma culturale, elaborato congiuntamente da Gorizia e Nova Goriça come un'unica città, finalmente liberata dal confine relativo ai dei due Stati di appartenenza, quale modello da seguire nelle altre simili realtà. Tale nuovo approccio rappresenta un monito a superare le vicende storiche del passato e le incomprensioni o i miti ad esse connessi ( si ricordano, nel caso di Gorizia e Nova Goriça, le reciproche accuse dei misfatti commessi nel passato da una parte ai danni dell’altra), sulla base degli elementi comuni e delle tradizioni culturali, consolidate nel tempo, che travalicano i confini delle Nazioni.
mercoledì 9 dicembre 2020
CALENDARIO ANUPSA 2021
ANUPSA 2021
domenica 11 ottobre 2020
Il conflitto nel Nagorno Karabakh
Il Nagorno Karabakh, piccola regione montana del Caucaso il cui nome in azero significa «giardino nero di montagna» è popolato da armeni, cristiani e turchi azeri, mussulmani. La regione è diventata parte dell’impero russo nel diciannovesimo secolo. Contesa, fin dall’inizio del secolo, dalle repubbliche di Armenia e Azerbaigian, nel 1920 fu conquistata dai bolscevichi e nel 1923 entrò a far parte dell’Azerbaigian. Il conflitto del Nagorno Karabakh iniziò nel febbraio del 1988, quando il Parlamento del piccolo Stato decise di chiedere l’annessione all’Armenia. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il 2 settembre 1991, la regione si autoproclamò indipendente. Il successivo referendum confermò, il 10 dicembre 1991, tale decisione. Lo scontro, che si originò tra le due repubbliche contendenti, causò circa 30 mila morti e centinaia di migliaia di profughi dalle tre aree: la popolazione azera (mussulmana), dal Karabakh e dall’Armenia, gli abitanti di etnia armena (cristiani)
fuggirono dall’Azerbaigian. Un accordo di cessate il fuoco, raggiunto con la mediazione della Russia, nel 1994, riconobbe la vittoria militare degli armeni a cui rimase il controllo del Karabakh e di altre regioni dell’Azerbaigian. Il trattato di pace, di Bishkek, però non fu mai siglato. La fine delle operazioni militari non portò al disarmo e i negoziati di pace, ormai da anni, sono in un vicolo cieco. La complessa situazione sul campo vede oggi la Russia, che sostiene l'Armenia, con il ruolo di arbitro regionale e l'Azerbaigian, in posizione di forza, rinsaldare la sua alleanza energetica con la Turchia, arricchito dai proventi di gas e petrolio. L'Armenia, in difficoltà, cerca l'appoggio dei vicini Iran e Georgia per non venire stritolata dall'alleanza turco-azera. Il prolungarsi del conflitto può portare all’estendersi dello scontro con tutte le potenze regionali.