Un legano storico
da ricostruire per rafforzare l’Occidente
Analisi di Elio
Sgalambro
“Europa e Balcani occidentali” è un saggio
edito da Europa edizioni nel 2022, scritto dal Gen. D. Renzo Pegoraro,
ufficiale degli Alpini.
Lo
scopo del saggio, sintetizzato nel sottotitolo “Un legame storico da
ricostruire per rafforzare l’Occidente”, è chiaramente enunciato
nell’Introduzione”, laddove si legge “Questo
saggio ha lo scopo di richiamare alla memoria i fatti storici che hanno dato
origine alla Federazione jugoslava e le cause che hanno decretato la sua
dissoluzione, con la dichiarazione d’indipendenza delle attuali Repubbliche” ed
ancora, viene posta attenzione alle “motivazioni che hanno determinato, nel
tempo, gli scontri tra le diverse etnie e l’attuale situazione politica,
sociale, economica, culturale delle sei repubbliche dei Balcani occidentali”.
Un’indagine, quindi, a tutto campo nella considerazione che la parte sud
orientale del continente europeo ha giocato, nel corso del tempo, un ruolo
tutt’altro che secondario in vicende drammatiche per l’umanità, basti
pensare agli scontri degli imperi centrali con l’esercito ottomano, allo
scoppio della prima guerra mondiale, ai combattimenti delle truppe dell’Asse
contro gli alleati occidentali; ed ancora, alle vicende che portarono alla
dissoluzione della Jugoslavia e alla formazione delle attuali Repubbliche con
l’immancabile corollario di eccessi, violenze e devastazioni per il risorgere
di ataviche questioni etniche e religiose. Per altro verso, mentre l’Europa, di
fronte ai processi di cambiamento in atto nella regione balcanica, è apparsa
incerta e titubante altre potenze extra europee, hanno da tempo iniziato ad
esercitare una costante penetrazione economica, culturale e religiosa che
rischia di sovvertire gli equilibri e il percorso di avvicinamento dei paesi
della regione all’Unione europea e alla Nato. Ecco, allora, il richiamo
esplicito e “programmatico” nel sottotitolo del saggio: un legame da
ricostruire, suggerendo in fine, le “ricette”, le azioni attuative sul piano
politico.
Naturalmente
portato per l’indagine storica, Pegoraro, ricco di una solida formazione
professionale[1]
ma più ancora facendo leva sulle esperienze maturate sul campo negli incarichi
di alto livello e di comando ricoperti [2], ha potuto indagare a
fondo gli eventi che hanno colpito la regione Balcanica, seguendone con
puntuale rigore l’insorgere e l’evoluzione e tracciandone le prospettive per un
futuro migliore in ambito europeo.
Già
in passato, Pegoraro si era occupato delle problematiche “balcaniche”[3], sicché il nuovo lavoro,
pur con altro taglio e respiro si può idealmente collegare al primo per le
motivazioni e le finalità.
Il
libro di Pegoraro, la cui esperienza personale e professionale offre la
credibilità della vita vissuta al racconto delle vicende narrate, si risolve in
una lezione di storia per stimolare un dibattito sul presente e sul futuro
dell’ Occidente “per rafforzare” e “ricostruire” un modo di essere che appare
titubante e indeciso di fronte alle sfide e alle trasformazioni che hanno
coinvolto, spesso in maniera traumatica, e frammentato la Jugoslavia di Tito;
un Occidente che appare incapace di contrastare l’ingerenza di potenze extra
europee che con ben altra determinazione si muovono “con l’intento dì
conquistare nuovi mercati ed espandere la loro influenza nell’area, mediante
aiuti economici e sostegno politico alle fragili istituzioni locali”[4]
Il
libro è ben definito nella sua struttura. Articolato in undici capitoli, è
arricchito da una vasta “Bibliografia” tra “Testi”, “Atti Ufficiali”, “Fonti
internet e Riviste”. A tutto ciò va aggiunta una “Appendice” – corredata da
documentazione di riferimento e da 13 Tavole fuori testo - di sicuro interesse
dedicata all’ “Articolazione e composizione delle forze per l’invasione della
Jugoslavia” durante la Seconda guerra mondiale. Si tratta di una ricerca
accurata, puntuale e sistematica che rende il lavoro di Pegoraro estremamente
utile a quanti, studiosi di professione, studenti o semplici “curiosi di
storia” vogliano accostarsi, senza pregiudizi e con spirito di conoscenza, ad
un mondo per tanti versi sconosciuto o disatteso ai più eppure così vicino.
[1] Tappe principali, sono state:
l’Accademia Militare dell’Esercito, la frequenza dei corsi di Stato Maggiore e
Superiore di Stato Maggiore presso la Scuola di Civitavecchia; il conseguimento
della laurea in “Scienze internazionali e diplomatiche” e in “Scienze
Strategiche” e la frequenza del Master di secondo livello in “Scienze
Strategiche”.
[2] Per citare solo i più
significativi: Brigate Alpine, Stato Maggiore Esercito, NATO e USASETAF e,
soprattutto, quale Addetto per la Difesa, l’Esercito e l’Aereonautica presso
l’Ambasciata d’Italia a Skopje
[3] Vs il
testo “Frammenti di pace, da Sarajevo a Pristina”, Edizioni Stella 2006.