L’invidia è un sentimento negativo che colpisce le persone subdole e moralmente abbiette , in quanto cercano di demolire l’altro seminando calunnie e falsità.
“Una volta, in un prato, una rana vide un
bue e presa dall’invidia gonfiò la pelle rugosa: allora interrogò i suoi figli,
chiedendo se fosse più grande del bue. Essi risposero di no. Di nuovo tese la
pelle con sforzo più grande e chiese chi fosse più grande. I figli replicarono:
il bue. Infine indignata mentre si volle gonfiare più fortemente, giacque con
il corpo scoppiato.”(Fedro)
Dice Alberoni: “ L’invidia è il sentimento che noi proviamo quando
qualcuno, che noi consideriamo di valore uguale al nostro ... ottiene
l’ammirazione altrui. Allora abbiamo l’impressione di una profonda ingiustizia
nel mondo. Cerchiamo di convincerci che non lo merita, facciamo di tutto per
trascinarlo al nostro stesso livello, di svalutarlo; ne parliamo male, lo
critichiamo … ci rodiamo di collera e, nello stesso tempo, siamo presi dal
dubbio”.
L’invidia diviene patologica nel momento in cui i desideri della
persona danno concretamente il via ad azioni che effettivamente comportano un
danno per l’altro.
Tuttavia, anche a prescindere da casi in cui l’invidia è
manifestamente patologica, è bene occuparsi di essa perché è un sentimento
doloroso, dal quale è difficile liberarsi attraverso riflessioni logiche e
razionali. L'invidia è penosa per chi la sperimenta, perché comporta il vivere
in pieno sentimenti negativi, quali il rancore, l’ostilità e
l’odio.
Shakespeare, attraverso la figura di Iago, ci rappresenta la massima
espressione dell’invidia: egli insinua, in Otello, il tradimento di Desdemona
con l’obiettivo preciso di distruggere la felicità altrui. Dante nel Purgatorio pone
gli invidiosi seduti sulla sesta cornice, con gli occhi cuciti con il fil di
ferro per l’aver gioito delle disgrazie altrui.