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domenica 19 giugno 2022

lunedì 11 aprile 2022

Europa e Balcani Occidentali (Il mio nuovo libro)



IL MIO  NUOVOLIBRO




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Nel corso dei secoli, la regione dei Balcani occidentali è stata il crocevia di popoli che hanno creato un mosaico unico di etnie, culture e tradizioni. Nel Novecento, in quest’area si sono sviluppati i più sanguinosi conflitti: la Prima guerra mondiale, l’occupazione delle forze nazifasciste, la Resistenza di Tito, gli scontri etnici degli anni ’90. Tito è riuscito a tenere insieme le diverse nazionalità, con il suo carisma e con una forte politica accentratrice, ma alla sua morte sono emerse tutte le contraddizioni a lungo placate.

Neppure la politica di Milosevic, volta a creare una grande Serbia per far convivere in un unico Stato i popoli slavi, ha avuto successo. Anzi questa ideologia, sostenuta da illustri intellettuali e dalla Chiesa ortodossa, ha scatenato le rivendicazioni degli albanesi nella provincia del Kossovo e nella vicina Macedonia. La diplomazia internazionale, le risoluzioni dell’ONU, gli interventi civili e militari dell’Europa e della NATO hanno momentaneamente posto fine alla pulizia etnica e ai numerosi scontri tra le diverse popolazioni. 

A seguito di tali provvedimenti sono stati avviati i processi per l’integrazione delle nuove Repubbliche dei Balcani occidentali nella Ue e nella NATO, anche per riaffermare il legame occidentale con questa regione, ove altri Paesi extra europei si stanno inserendo alla conquista di nuovi mercati e per assumere un maggior ruolo politico e militare. Qual è il futuro per questi Paesi? L’aiuto dell’Occidente resta imprescindibile per risolvere le principali questioni irrisolte, quali: il funzionamento e l’unificazione delle istituzioni in Bosnia Erzegovina, le relazioni tra la Serbia e il Kossovo, la stabilizzazione 
politica in Albania, il superamento delle divergenze etniche in Macedonia, l’attuazione dei percorsi per l’integrazione euroatlantica.

domenica 10 gennaio 2021

La cultura è un bene universale, senza confini


 Il 13 giugno 1985, a Bruxelles, il Consiglio dell’Unione Europea ha lanciato il progetto “città europea della cultura” che, successivamente, prese la denominazione di  “capitale europea della cultura”.  Tale programma ha lo scopo di avvicinare i cittadini europei delle diverse Nazioni, promuovendo la conoscenza dei più importanti centri urbani del continente. Da tale data,  ogni anno, viene assegnata la citata qualifica a due città simbolo degli Stati membri, con un apposito finanziamento, per favorire il loro sviluppo e  la conoscenza della relativa cultura, sotto il profilo storico, artistico, turistico, architettonico, ecc..Il 18 dicembre scorso, quali capitali europee della cultura per il 2025, sono state scelte Gorizia, unitamente alla città slovena di Nova Goriça e la tedesca Chemnitz. Profondo significato assume, in particolare, la designazione delle due città isontine che, fino al 2004, sono state divise da un confine  stabilito al termine della seconda guerra mondiale dalle potenze vincitrici, nell’ambito della divisione dell’Europa in sfere d’influenza. Nella tormentata vicenda del confine nord orientale, Gorizia fu occupata nel 1945 dai partigiani jugoslavi, i quali furono  costretti, successivamente, a ritirarsi, a seguito del  trattato di pace di Parigi che lasciava all’Italia il centro urbano di Gorizia, mentre assegnava la sua periferia alla Jugoslavia. Su quest’ultimo territorio Tito fondò in poco tempo la città di Nova Goriça, innalzando sul confine un muro con reticolato che separò i due centri urbani sino alla dissoluzione della Federazione jugoslava. Dalla parte slovena rimase la vecchia stazione Transalpina assieme a numerosi  edifici della periferia di Gorizia. L’ostacolo divisorio tra i due centri abitati anticipò di 14 anni il muro, ben più imponente, di Berlino e rappresentò l’inizio del periodo della “guerra fredda” tra due organizzazioni diverse della società e del sistema di  difesa, espresse dalla NATO e dal Patto di Varsavia.  

La scelta del Consiglio dell’E.U. vuole rimarcare, attraverso gli aspetti della cultura, la capacità di superare divisioni ataviche e tragiche che hanno ferito profondamente ignare popolazioni, già abituate a convivere, per ragioni di geopolitica e di spartizione di potere tra le Nazioni. Del resto la nostra Costituzione, all’art. 9, assegna particolare rilevanza alla cultura: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”Per il  cittadino, la cultura assume il significato di crescita personale, da acquisire attraverso lo studio e il desiderio di ampliare le proprie conoscenze e competenze con una forte disponibilità al cambiamento. Nella collettività, invece, essa rappresenta l’elemento fondamentale  del progresso, conquistato mediante un percorso di arricchimento e coesione della società, volto  alla tutela della “cosa pubblica” e all’accrescimento del benessere comune. Nel mondo globalizzato in cui viviamo, la cultura scaturisce dalla conoscenza di molteplici discipline che coinvolgono non solo generazioni tra loro molto lontane, ma anche ambienti naturali ed epoche storiche  differenti.  La cultura è la ricchezza accumulata nel corso dei secoli, è la coscienza critica che guida a scelte giuste e responsabili, anche mediante l’ esperienze dei nostri avi. Essa conferisce la possibilità di non ripetere gli errori del passato e di poter guardare al futuro con più sicurezza e lungimiranza.  Purtroppo nel nostro tempo non si è ancora compreso che essa, poiché rappresenta uno dei valori  fondamentali della società, deve essere adeguatamente incentivata e sviluppata. 

La cultura in senso lato è percepita ancora come un fenomeno fortemente elitario, riservato a pochi fortunati, che dispongono di mezzi finanziari e  volontà per frequentare costosi corsi di studio, musei, teatri, circoli, ecc..In tale quadro assume rilevanza l’iniziativa europea, tesa a richiamare l’attenzione mondiale sulle caratteristiche peculiari di alcune città, per risvegliare l’interesse verso i beni culturali quale patrimonio comune e consentire una valutazione critica degli avvenimenti storici ad esso collegati, affinchè le generazioni che verranno possano apprendere nella giusta luce i fatti e  trarne utili riflessioni e guida per il futuro. Nel mondo molti territori e città rimangono ancora divise, a causa  dei conflitti e dei relativi trattati di pace (vds. ad esempio Gerusalemme, Mostar, Nicosia, ecc..), ove hanno sempre prevalso  le ragioni dei vincitori, tese a confermare equilibri  geopolitici  e di potere. La scelta dell’Europa ha premiato un comune programma culturale,  elaborato congiuntamente da  Gorizia e  Nova Goriça come un'unica città, finalmente liberata dal confine relativo ai dei due Stati di appartenenza, quale modello da seguire nelle altre simili realtà. Tale nuovo approccio rappresenta un monito a superare le vicende storiche del passato e le incomprensioni o i miti ad esse connessi ( si ricordano, nel caso di Gorizia e Nova Goriça, le reciproche accuse dei misfatti commessi nel passato da una parte ai danni dell’altra), sulla base degli elementi comuni e delle tradizioni culturali, consolidate nel tempo, che travalicano i confini delle Nazioni.

 

mercoledì 9 dicembre 2020

 CALENDARIO ANUPSA 2021

Ecco il calendario ANUPSA 2021, elaborato dal Gruppo ANUPSA di Verona, in distribuzione con "Tradizione militare di dicembre" dalla Presidenza Nazionale. Il documento ripercorre le vicende del  secondo conflitto mondiale, con riferimento all'anno 1941, che ha visto l'entrata in guerra del Giappone e degli Stati Uniti. Un lavoro di sintesi, accompagnato da una grafica moderna e accattivante. Buona consultazione. Renzo Pegoraro.


domenica 11 ottobre 2020

Il conflitto nel Nagorno Karabakh

Il Nagorno Karabakh, piccola regione montana del Caucaso il cui nome in azero significa «giardino nero di montagna» è popolato da armeni, cristiani e turchi azeri, mussulmani. La regione è diventata  parte dell’impero russo nel diciannovesimo secolo. Contesa, fin dall’inizio del secolo, dalle repubbliche di Armenia e Azerbaigian, nel 1920 fu conquistata dai bolscevichi e nel 1923 entrò a far parte dell’Azerbaigian. Il conflitto del Nagorno Karabakh  iniziò nel febbraio del 1988, quando il Parlamento del piccolo Stato  decise di chiedere l’annessione all’Armenia. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il 2 settembre 1991, la regione si autoproclamò indipendente. Il successivo referendum confermò, il 10 dicembre 1991, tale decisione. Lo scontro, che si originò tra le due repubbliche contendenti, causò circa 30 mila morti e centinaia di migliaia di profughi dalle tre aree: la popolazione azera (mussulmana), dal Karabakh e dall’Armenia, gli abitanti di etnia armena (cristiani) 


fuggirono dall’Azerbaigian. Un accordo di cessate il fuoco, raggiunto con la mediazione della Russia, nel 1994,  riconobbe la vittoria militare degli armeni a cui rimase il controllo del Karabakh e di altre regioni dell’Azerbaigian. Il trattato di pace, di Bishkek, però non fu mai siglato. La fine delle operazioni militari non portò al disarmo e i negoziati di pace, ormai da anni, sono in un vicolo cieco.  La complessa situazione sul campo vede oggi la Russia, che sostiene l'Armenia, con il ruolo  di arbitro regionale e l'Azerbaigian, in posizione di forza, rinsaldare la sua alleanza energetica con la Turchia, arricchito dai proventi di gas e petrolio. L'Armenia, in difficoltà, cerca l'appoggio dei vicini Iran e Georgia per non venire stritolata dall'alleanza turco-azera. Il prolungarsi del conflitto può portare all’estendersi dello scontro con tutte le potenze regionali.

sabato 27 giugno 2020

Vidovdan: Il giornodi S.Vito, 28 giugno

Si tratta di una data dai molteplici significati, religiosi, storici, politici, della memoria collettiva dei Balcani. 
- Nel 1389, il 28 giugno, ebbe luogo la battaglia a Kossovo Polje, nella piana dei merli, quando l'esercito di alleanza balcanica, guidato dal principe Lazar affrontò l'esercito ottomano nell'epica battaglia ove trovò la morte. Il suo sacrificio con molti soldati serbi impedì l'espansione in Europa dell'impero, ma confermò nei Balcani la presenza ottomana per 5 secoli.
- Il significato religioso del giorno, è ricordato dalla chiesa ortodossa, come il momento cruciale in cui la cristianità serba si oppose col martirio agli infedeli ottomani.
- A questo giorno si collega il nazionalismo balcanico, particolarmente quello serbo, inteso come il giorno del riscatto morale e patriottico di un popolo. Seicento anni dopo, Milosevic, nella piana dei Merli chiamò a raccolta i serbi incitandoli all'orgoglio nazionale nella difesa dei luoghi a loro sacri, il Kossovo appunto, dando vita alle guerre balcaniche degli anni '90.
 -In questo giorno, nel 1914, a Sarajevo, Gavrilo Princip, uccise l'arciduca austriaco Ferdinando facendo precipitare l'Europa nella prima guerra mondiale. 
  -Nel 1921, re Alessandro I proclamò il regno dei serbi, sloveni e croati.
 -Proprio nella ricorrenza di Vidovdan del 2001, Milosevic venne arrestato e trasferito all'Aia per essere processato per i crimini commessi nella ex Jugoslavia. 
  -Infine il Montenegro il 28 giugno del 2006 venne riconosciuto come 192° Stato dell'ONU.

Pertanto questa  data ha un elevato valore simbolico nella memoria non solo dei popoli slavi dei
Balcani, ma anche dei cittadini europei.